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Gli anni in tasca (L'argent de poche) è un film del 1976 diretto da François Truffaut.

Le riprese furono effettuate dal 17 luglio al 7 settembre 1975 a Thiers e dintorni, Bruère-Allichamps, Clermont-Ferrand e Vichy e il film fu proiettato per la prima volta il 17 marzo 1976.

Il film, ambientato in un piccolo paese della Francia, prevalentemente all'interno di un istituto scolastico, è presumibilmente impregnato di ricordi personali del regista, che vi narra il rapporto con la scuola, il ruolo del cinema nella socializzazione e nell'iniziazione sentimentale dei preadolescenti, il rapporto con gli adulti, distanti e distratti dalle loro preoccupazioni quotidiane, le manie e i luoghi comuni di un piccolo paese.

Come accade generalmente nei piccoli paesi, pubblico e privato necessariamente si mescolano. Il film inizia con una breve introduzione, dove Martine si trova a Bruère-Allichamps, villaggio al centro geometrico della Francia. Da lì spedisce una cartolina al cuginetto Raoul che vive a Thiers.

La cartolina, conservata con affetto da Raoul, ci introduce nella routine di una "normale" lezione scolastica, che ha il compito di mostrare la particolare mitezza dello stile pedagogico del maestro Richet, che trae anche dalle distrazioni dei propri alunni uno spunto per l'insegnamento. Le sequenze successive presentano l'ambiente dei piccoli studenti e brevi schizzi della vita familiare del maestro nel contesto del condominio in cui è appena traslocato.

In contrasto con quella del primo insegnante, più tradizionale e problematica è la lezione di una giovane collega, Chantal, impegnata nell'ottenere la recitazione di un brano de L'avaro di Molière, che tenta, inutilmente, di stimolare l'applicazione e le performance espressive degli alunni, i quali dimostrano di far meglio in sua assenza. In questo contesto giunge l'alunno più problematico, trovato dal bidello tutto solo nel cortile. Viene portato proprio nella classe della maestra Chantal che, essendo ormai a fine anno scolastico, pone i suoi dubbi al direttore circa la preparazione del ragazzo e le difficoltà dell'inserimento. «Il fatto è – resti fra noi – che il suo è un caso d'integrazione sociale», è la risposta del direttore.

Il nuovo compagno di scuola, Julien, si muove sullo sfondo del normale nozionismo scolastico, tra aperte ribellioni e invincibili appisolamenti in classe e, nella società, tra piccoli furti e furbizie per entrare gratis al cinema. Solo Patrick, orfano di madre, con padre disabile, innamorato della madre di uno dei suoi compagni, incuriosito dalla "diversità" di Julien, tenta di essergli vicino.

L'apparente "normalità" della vita del paese, viene non più di tanto scalfita dal dramma, miracolosamente evitato, della caduta del piccolo Gregory dal nono piano del suo appartamento: è infatti lasciato solo in casa dalla mamma, all'apparenza affettuosa, ma in realtà annoiata e distratta, uscita a cercare il portafogli perduto.

Ancora più emblematica la perfida ed espressiva messa in scena della piccola Sylvie, che attirando con un megafono l'attenzione dei vicini di casa, si fa consegnare un panierino di provviste, accusando di abbandono i genitori, usciti per pranzo.

Soltanto il cinema, ambiente onirico ed erotico per eccellenza, riunisce insegnanti e famiglie in una coralità. «I bambini spesso non sono felici», dicono due donne; una nonna dichiara apertamente di odiarli e di prendersene cura solo per necessità familiari: sono ulteriori elementi di riflessione.

Si apre la seconda parte del film più dedicata ai primi approcci con la sessualità e all'iniziazione sentimentale dei bambini. Sulle problematiche adolescenziali degli alunni i due insegnanti si confrontano: una parla in modo lamentoso e vittimistico, l'altro si offre come esempio di approccio dialogante. Nel racconto tenero di piccoli particolari della vita dei giovani protagonisti torna il cinema, in cui avvengono i primi approcci sessuali.

Il cinema fornisce, inoltre, lo spunto per un "racconto nel racconto": la parabola di Oscar (nel film, uno spezzone in b/n), un personaggio, forse specchio dello stesso autore, che, non avendo mai imparato a parlare alcuna lingua dai propri genitori, impara a fischiare e ne fa il proprio talento artistico-espressivo. Nasce Thomas, il figlio del maestro, che resta attonito di fronte al miracolo della vita e fatica a ritrarlo in fotografia.

Momento poetico è l'allattamento del piccolo Thomas accompagnato dalle riflessioni psicologiche del padre-maestro, e la scoperta del neonato da parte di un altro bambino.

Il finale rende conto dei maltrattamenti cui è sottoposto Julien e della sua solitudine, culminando con la visita del medico scolastico, che porterà alla scoperta degli abusi subiti dal ragazzino, alla denuncia e all’arresto della madre e della nonna, visibili per la prima volta dall’inizio della pellicola. Segue il discorso del maestro alla classe, vero culmine della riflessione condotta dal film.

L'ultima parte, l'iniziazione sentimentale di Patrick, nel contesto della colonia estiva mista, fa intravedere la futura evoluzione dei ragazzi e il loro passaggio all’età adulta in cui avranno, a loro volta, la possibilità di «rivolgere il loro amore o il loro affetto, la loro tenerezza su altra gente, su qualcos'altro, perché la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare e di essere amati.»

Il nuovo amore di Patrick è Martine, la ragazza della scena iniziale che, dalla colonia, scrive a suo cugino Raoul, informandolo animosamente della sua avventura.

Mentre arringa sui compiti d'integrazione sociale della scuola, sui diritti dell’infanzia, di cui fornisce un ritratto gustoso e asciutto, Truffaut mostra i segni di un rapporto sempre più dissociato tra giovani e adulti, che non lascia speranze di reciproca comprensione. Dove la famiglia fallisce, però, l'uomo è in grado di trovare altrove il nutrimento sentimentale che gli necessita nella sua esistenza, questo il messaggio di speranza ancora vivo nel film.

L'apparizione di François Truffaut in questo film avviene nella prima scena: è a bordo di un'automobile mentre aspetta che la figlia spedisca una cartolina ad un cugino.

Il film è citato nel testo della canzone Lezione di Musica, nona traccia dell'album studio Dell'impero delle tenebre, il primo del gruppo noise rock italiano Il Teatro degli Orrori


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